1 I Rechenpfennig, gettoni di conto in italiano, jetons in francese, reckoning counters in inglese, erano ampiamente utilizzati durante il medioevo e, mentre in Italia caddero in disuso già durante il XV sec.2, rimasero invece ampiamente utilizzati in Europa centrale e settentrionale fino al XVIII secolo3.
Con la ripresa dei commerci durante il basso medioevo i mercanti si trovarono a dover far di conto in innumerevoli situazioni, e il sistema di numerazione romano in uso non rendeva facile l'operazione. La soluzione fu trovata con l'uso dell'abaco per fare i conti: il suo uso da parte dei mercanti risale almeno al XII secolo come testimonia la sua menzione da parte del Liber Abaci scritto da Leonardo Fibonacci nel 12024, che certamente descriveva pratiche da tempo in uso.
All'abaco in legno i mercanti preferivano per maggiore praticità e scarso ingombro, un sistema concettualmente identico composto però da una tavola od un panno e da oggetti piccoli e leggeri che servivano a segnare le unità di conto. In tempi antichi i Greci ed i Romani utilizzavano pietruzze, pezzi di coccio o dischi d'osso5, ed è probabile che ad un certo punto si utilizzassero anche monete6, che avevano il vantaggio di essere impilabili. In ogni caso si arrivò verso la metà del XIII sec.7 ad utilizzare gettoni appositamente creati in metallo vile, solitamente ottone, bronzo, o più raramente piombo; l'aspetto era sufficientemente simile a quello di una moneta che i loro produttori spesso si sentivano in obbligo di fabbricarli con legende che esplicitamente indicassero il loro scopo. E' vero che sono noti alcuni rari esemplari di gettone di conto in argento od oro, ma si tratta probabilmente di pezzi da ostentazione, visto che il valore intrinseco del gettone non aveva alcun ruolo nella sua funzione.
I gettoni di conto erano ornati con decorazioni di vario tipo, che si evolsero variamente a seconda dell'epoca e della provenienza, ed erano coniati a mo' di moneta ma con rilievi piuttosto bassi per facilitarne l'impilabilità; solitamente erano di diametro fra i 20 ed i 28 mm (dimensioni molto diverse li rendevano difficili da usare per far di conto)8.
9 Il modo d'utilizzo era relativamente semplice, e consisteva in una serie di righe, ciascuna rappresentante un'unità di conto: per esempio potevano esserci una riga di base a indicare i denari, una a indicare i soldi (o 12 denari), una per indicare le lire (20 soldi o 240 denari); la suddivisione poteva anche essere anche a base 10, 5 o altro. L'abaco con la tavola ed i gettoni permetteva di compiere operazioni aritmetiche di qualunque tipo: va notato comunque che la matematica non era al tempo appannaggio di chiunque, e che l'uso dell'abaco e dei gettoni di conto era riservato a mercanti e contabili (le due figure non erano necessariamente persone diverse). In Germania questa figura era nota come Rechenmeister, letteralmente "Mastro dei Conto", un mestiere riconosciuto e rispettato che implicava un'istruzione superiore a quella che normalmente ricevuta. La grande espansione dei commerci in area tedesca all'inizio del XVI sec. crearono il bisogno per i mercanti di un controllo economico e finanziario delle loro attività che andava aldilà delle conoscenze matematiche spicciole dettate dall'esperienza. I mercanti più ricchi inviavano perciò i loro figli nelle città mercantili italiane per un'istruzione matematica e finanziaria superiore presso le cosiddette "scuole d'abaco"10. Il Rechenmeister aveva un'istruzione di questo tipo, essenziale per la conduzione di un'impresa commerciale con successo.
Il funzionamento dell'abaco o tavola di conto non era standardizzato, c'erano almeno tre diversi metodi convenzionali d'utilizzo. La dimensione della tavola variava anche in base a quanto visibili (quindi pubblici) dovessero essere i conti11, ed i gettoni erano dunque di diametro corrispondentemente variabile. La tavola di conto poteva essere di legno oppure di stoffa ricamata: in ogni caso essa era divisa in due, e ciascun riquadro aveva delle linee orizzontali o altri riferimenti per indicare il cambio di unità di conto. Un metodo piuttosto comune per indicare le cifre è illustrato qui sotto: per comprendere funziona si tenga conto del sistema di numerazione romano, quindi:
Ne consegue che possono esserci al massimo 4 gettoni alla volta sopra ad una linea, e non più di uno alla volta fra due linee.
Un metodo piuttosto comune per indicare le cifre è illustrato qui sotto:
Nella prima figura si vedono 3 gettoni sulla linea "I": questo
significa 3 volte I = 3.
Nella seconda figura si vede un gettone in mezzo fra la linea "I" e la
linea "X": qui il valore è di "V", cioè 5.
Nella terza figura si mostra la somma fra le due situazioni: III + V =
VIII, o come siamo abituati noi con le cifre arabe, 3 + 5 = 8.
L'operazione era piuttosto semplice da fare una volta presa l'abitudine, ma certamente più complessa del conto a colonna possibile con l'uso delle cifre arabe, perciò con il tempo l'uso dell'abaco divenne obsoleto. Dalle figure qui sopra riportate risulta comunque evidente come fosse necessario avere un buon numero di gettoni a disposizione per fare i conti.
Mentre in Italia l'introduzione delle cifre arabe (in realtà indiane) in sostituzione delle cifre romane rese l'abaco obsoleto già dal XV, il sistema rimase ampiamente utilizzato in Germania, Francia, Paesi Bassi, Inghilterra e gli altri Paesi del nord Europa. La produzione locale di gettoni di conto fu ampia, ed ebbe in ogni Paese caratteristiche diverse. Quando già in Italia l'uso dei gettoni di conto era già in declino, i maggiori produttori erano Francia e Paesi Bassi. Qui la loro produzione era prerogativa statale (erano utilizzati principalmente da uffici e funzionari pubblici12) ed i produttori non avevano libertà di scelta dell'aspetto dei conii13. Le città tedesche adottarono più tardi i gettoni di conto in tedesco Rechenpfennig (letteralmente "denari di conto"): la prima testimonianza scritta dell'uso di Rechenpfennig è del 1399 a Frankfurt-am-Main (Francoforte sul Meno) 14, e, al contrario di quel che accadeva in Francia e Paesi Bassi, non furono sottoposte ad alcun controllo centrale per la loro produzione.
15Nel 1219 l'imperatore Federico II di Svevia accordò alla città bavarese di Nürnberg (Norimberga) il privilegio di intitolarsi "Città libera"16, che formalmente la rendeva indipendente dall'impero ma sottomessa direttamente alla persona dell'imperatore. La città sfruttò questo privilegio, che le dava mano libera nel trattare accordi commerciali con altre città europee (quindi vantaggi doganali e daziari non indifferenti), tanto che i suoi mercanti avevano protezione ed esenzione doganale totale in più di novanta città europee. Grazie alla prossimità alle miniere di rame dell'Europa centrale, e potendo sfruttare i boschi circostanti e la forza motrice del fiume Pegnitz, Nürnberg (Norimberga) divenne il più importante centro europeo di produzione e laminatura dell'ottone; la sua posizione geografica la poneva inoltre all'incrocio di vie del commercio molto importanti, che le permettevano l'accesso a materie prime e mercati in tutta Europa17. La produzione di Rechenpfennig iniziò all'inizio del XV secolo18, e si trattò inizialmente di imitazioni a basso costo di monete in circolazione o di gettoni francesi e olandesi. Nürnberg (Norimberga) non fu di certo l'unica città tedesca in cui si producessero Rechenpfennig19, ma i suoi vantaggi commerciali lo proiettarono molto presto in diretta competizione con le storiche produzioni francesi e dei Paesi Bassi. Fu aspra per esempio la competizione commerciale con la città di Tournai (oggi in Belgio, ma al tempo dominio del Re di Francia)20: Nürnberg (Norimberga) vinse questa guerra commerciale quando Tournai fu conquistata dall'Imperatore Carlo V ed accorpata ai Paesi Bassi nel 152121, perdendo la sua competitività. In seguito a questo evento i Rechenpfennig conquistarono completamente fra gli altri il mercato inglese, tanto da essere oggi ritrovati regolarmente dai cercatori di reperti con il metal detector. Nel complesso i Rechenpfennig della città bavarese furono per quantità prodotta e circolazione i più diffusi in Europa22.
La produzione dei Rechenpfennig a Nürnberg (Norimberga) fu gestita da generazioni di famiglie artigiane, vere dinastie su cui dominarono i Krauwinckel, gli Schultes (o Schultheiss), i Lauffer ed i Lauer.
I Rechenpfennig più antichi erano anonimi (anche nel senso che, tranne rarissimi casi, non era applicato alcun segno particolare che permettesse di riconoscere il fabbricante) ma, per evitare il rischio di contraffazioni e per mantenere la pace con la Francia, nel primo quarto del XVI sec. fu imposto ad ogni Mastro di apporre il proprio nome e la parola "Rechenpfennig" su ogni pezzo23.
Il primo Mastro a firmare la sua produzione fu Iorg Schultes nel 1540 con una serie del tipo Venus24. Successivamente tutti i fabbricanti iniziarono a firmare la loro produzione, senz'altro anche per obbligo di legge. Grazie ai documenti dell'epoca i nomi di molti di loro sono oggi noti25: fra di loro gli Schultes ed i Krauwinckel dominarono il mercato dei Rechenpfennig nel periodo fra il 1515 ed il 163526; l'attività di questi ultimi fu continuata poi dai Lauffer. I Lauer furono gli ultimi grandi produttori di Rechenpfennig, la loro produzione continuando con altri gettoni nel XIX e XX secolo.
Le prime produzioni di Rechenpfennig erano molto sottili (meno di 1 mm) e di piccolo diametro (ca. 20 mm), anepigrafi e con decorazione ai bordi costituita da una sequenza di lettere gotiche ripetute (per esempio OOOOOOOOO oppure ATATATATATAT) senza significato alcuno, oppure con altri temi decorativi come foglie, fiammelle o trattini; la grafia gotica fu sostituita da quella latina verso la fine del XV sec32.
Durante il XVI sec. iniziarono ad essere invece usati per legenda motti e
citazioni solitamente di tipo religioso. La lingua utilizzata poteva
essere sia il latino, sia l'alto tedesco, spesso mescolati. La
dizione non era ancora fissa, perciò esistono numerose e notevoli
variazioni di legenda33.
Qui di seguito alcune delle legende più comuni nel periodo fra il 1550
ed il 163034:
I fabbricanti più piccoli e meno forti sul mercato produssero spesso copie dei tipi delle famiglie dominanti, sostituendo però le legende con una serie di lettere incomprensibili e senza senso alcuno35.
Mentre esisteva a Nürnberg (Norimberga) un obbligo di legge che imponeva l'indicazione il nome del Mastro responsabile della fabbricazione dei Rechenpfennig, non c'era invece un vero motivo per l'inserimento della data sui pezzi. La sua presenza infatti non è sistematica: sebbene il primo Rechenpfennig datato noto risalga al 1523, è solo dal 1550 che furono prodotti con maggiore frequenza pezzi datati, che rimangono pur sempre piuttosto rari. Il motivo per cui fosse apposta la data sui Rechenpfennig rimane ignoto36.
L'obiettivo dei fabbricanti di Rechenpfennig di Nürnberg (Norimberga) non era necessariamente quello di ottenere un risultato artistico di rilievo, ma piuttosto di servire i mercati di vendita seguendone gusti, mode e richieste. Lo stile incisorio era infatti spesso sommario, anche se non privo di una certa grazia "naïf". I tipi prodotti furono parecchi, ma nella realtà quelli più comuni non sono più di una dozzina, qui di seguito illustrati37. Di ciascun tipo esistono decine di varianti diverse per legenda, fabbricante, dettagli iconografici. Vi sono poi molti altri tipi di disegno religioso o allegorico, più rari di quelli qui esposti.
Prodotto in grande serie dai Krauwinckel, dai Laufer e dagli Schultes, ed imitato dagli altri produttori più piccoli. E' un tipo estremamente comune ritrovato in scavi in tutta Europa, e rappresenta da solo probabilmente la metà di tutta la produzione di Nürnberg (Norimberga) 39.
Una variante interessante di Rechenpfennig è quella pubblicitaria: sono noti pezzi di Hans Krauwinckel II con la legenda "In Franckreich Vnd Avch in Niderlont." (in Francia e anche nei Paesi Bassi) che si riferisce alla produzione dello stesso Krauwinckel; altrettanto fecero i Lauer per pubblicizzare i loro uffici fuori da Norimberga.
Il globo crucigero è preminente in questo ed altri tipi, una sorta di "marchio di fabbrica della città": esso era il simbolo del potere imperiale del Sacro Romano Imperatore, quindi è probabile che alludesse allo status di Nürnberg (Norimberga) , città libera che rispondeva solo all'Imperatore e solo a lui riconosceva il potere superiore.
Al dritto il leone di San Marco. La legenda richiama solitamente il nome del santo. Al rovescio il Reichsapfel.
Prodotto anch'esso in grande quantità dai Krauwinckel. Il riferimento implicito a Venezia non è un caso, data la presenza internazionale ed il prestigio dei mercanti lagunari. Nürnberg (Norimberga) ebbe rapporti molto forti con Venezia, ed i suoi mercanti vi si recavano spesso per aggiornarsi sulle tecniche bancarie e di contabilità41.
Al rovescio il Reichsapfel. rovescio il Reichsapfel. Tipo di derivazione francese, copiato dai fabbricanti di Nürnberg (Norimberga) per esportazione verso quel mercato.
Al rovescio il Reichsapfel. Lo scudo di Francia era usato su gettoni francesi sin dal XV sec. e fu copiato dai fabbricanti di Nürnberg (Norimberga) per esportazione verso quel mercato.
Oltre a questi tipi più comuni esiste una varietà tipologica notevole, che include temi mitologici e moraleggianti durante i secoli XVII e XVIII; tornando indietro invece ai tipi anonimi dei secoli XVI e XVII si trovano tipi della scimmia, del vescovo, del cavallo, ed altri49.
I molti modi di dire tedeschi legati ai Rechenpfennig testimoniano l'importanza di questi oggetti nella vita quotidiana, quanto fosse noto il loro corretto utilizzo e quanto invece di ambiguo poteva nascere dal loro uso errato, ignorante o fraudolento.
Da questi modi di dire mostrano in varie sfumature come fosse ovvio che un
Rechenpfennig non valesse nulla, ma che lo sciocco o lo stolto
potessero scambiarli per monete di valore (scambiare ottone per oro).
Altri riferimenti sono riferiti figurativamente all'abaco: le righe
più in alto sono quelle che rappresentano le unità di conto di
maggiore valore, quindi si intende che se uno pone il proprio
Rechenpfennig in alto, egli deve poter anche dimostrare di possedere
quel denaro (o figurativamente di saper tenere fede al proprio
impegno).
Gli stessi concetti si colgono da modi di dire di altri Paesi europei.,
come in francese:
La grande diffusione dei Rechenpfennig di Nürnberg (Norimberga) è testimoniata dal rinvenimento di una dozzina di pezzi53 a Jamestown in Virginia, colonia fondata nel 160754, e che ospitava un gran numero di migranti tedeschi. E' noto che i Rechenpfennig avessero un uso quasi-monetale nel commercio dei coloni europei con i nativi americani: sono infatti stati ritrovati Rechenpfennig in diversi siti archeologici amerindi, forati presumibilmente per essere indossati come monili55.
I Mastri di Nürnberg (Norimberga) non cessarono di fabbricare Rechenpfennig quando il sistema decimale e la numerazione araba furono universalmente adottate durante il XVI-XVII secolo: questi oggetti si trasformarono in medaglie commemorative oppure in popolari gettoni da gioco chiamati Spiel Marke, né più e né meno delle Fiche da gioco moderne; all'estremo opposto ci fu anche la produzione di medaglie d'argento donate in occasione dell'anno nuovo ai funzionari governativi56. E' possibile che i fabbricanti di Rechenpfennig fossero responsabili anche della produzione dei Kerzendreier, gettoni in biglione o argento a tema religioso dell'inizio del XVIII sec.57
La produzione di Rechnenpfennig continuò a Nürnberg (Norimberga) fino al XX sec. inoltrato da parte della famiglia Lauer. Sembra che in tempi recenti l'azienda, che pare esista ancora sotto altro nome pur essendo di proprietà di discendenti dei Lauer58, abbia rottamato vecchi conii, stampi e materiali vari in assenza di interesse da parte di un qualunque museo o istituzione59. Si conclude quindi in tono minore la storia di questi oggetti umili e di scarso valore materiale, ma enormemente diffusi in passato e di grande interesse storico. 60